La storia dello Zampone e del Cotechino Modena IGP affonda le radici nel cuore della terra modenese e in un’epoca di assedi e ingegno.
Siamo nel 1511, a Mirandola, quando le truppe di Papa Giulio II della Rovere stringono d’assedio la città natale di Giovanni Pico della Mirandola. Dopo settimane di resistenza, i cittadini, stremati dalla fame, avevano a disposizione solo pochi maiali da salvare ad ogni costo dall’invasore.
Fu allora che uno dei cuochi di Pico ebbe un’idea tanto astuta quanto destinata a entrare nella leggenda: insaccare la carne più magra dei maiali in un involucro naturale, la pelle delle zampe anteriori, per preservarla più a lungo e cuocerla quando necessario. Così nacque lo Zampone, seguito dal Cotechino, che racchiude la stessa miscela di carni insaccata però in un budello tradizionale.
Dopo “l’assedio”, i due insaccati non tardarono a superare i confini modenesi, conquistando prima le regioni del Nord e poi l’intera Penisola. Il loro consumo divenne rapidamente legato al periodo natalizio e al Capodanno, seguendo la tradizione contadina di macellare il maiale a partire dal 13 dicembre, giorno di Santa Lucia. Non mancavano però attestazioni della loro presenza anche nelle cucine nobiliari: lo Zampone era protagonista di ricette raffinate, come l’abbinamento con lo zabaione, riservato alle tavole più agiate.
Il XIX secolo segnò la consacrazione definitiva di questi due prodotti. Il gastronomo Vincenzo Agnoletti li inserì nei suoi scritti, ma a renderli davvero celebri furono le richieste di personaggi illustri come Gioacchino Rossini. Il celebre compositore, grande amante della buona tavola, scriveva direttamente a Giuseppe Bellentani – uno dei principali produttori dell’epoca – ordinando “quattro Zamponi e quattro Cotechini della più delicata qualità”.
Oggi, dopo oltre 500 anni, Cotechino Modena e Zampone Modena vengono ancora preparati secondo l’antica ricetta che ha saputo resistere al tempo. A tutela di questa tradizione, la certificazione IGP garantisce l’autenticità degli ingredienti e dei metodi di lavorazione, assicurando standard qualitativi elevati per un prodotto che continua a raccontare la storia e la cultura di Modena in ogni assaggio.